Navigare tra le forme
Navigare tra le Forme (2024–25)
L’opera realizzata tra il 2024 e il 2025 si colloca in una fase di maturazione e di rinnovata urgenza. In un contesto segnato da tensioni sociali, crisi ambientali e nuove forme di esclusione digitale, l’artista riprende il suo alfabeto visivo per interrogare il presente con maggiore intensità. I materiali impiegati—mesh plastico, frammenti di carta, pigmenti accesi—non sono solo scelte estetiche, ma testimonianze di un mondo stratificato, ferito, eppure ancora capace di sogno.
La cravatta come fiore sovversivo
Nel lavoro recente, le cravatte di carta si moltiplicano, si piegano su se stesse, si aprono come corolle. Non sono più solo segni del potere codificato, ma diventano fiori del dissenso, emblemi di una gentile resistenza. In un tempo in cui i ruoli sociali si irrigidiscono e le estetiche del successo si fanno sempre più escludenti, l’artista risponde con una fioritura simbolica: il potere si piega, si trasforma, si offre alla lettura poetica.
La barchetta tra le rovine
La barchetta, già simbolo di infanzia e possibilità, ora galleggia tra frammenti di testo e plastica, tra le rovine di un linguaggio consumato. È il sogno che resiste, sì, ma anche il sogno che si sporca, che si confronta con la realtà. In questo paesaggio, la barchetta non è solo un altrove immaginato, ma un altrove necessario, una chiamata al viaggio interiore e collettivo.
Il collage come archivio del presente
L’uso di materiali quotidiani—giornali, imballaggi, tessuti—trasforma l’opera in un archivio tattile del contemporaneo. Ogni strato è una voce, ogni cucitura un’interrogazione. L’artista non impone una lettura, ma invita lo spettatore a navigare tra le forme, a decifrare, a partecipare. In questo senso, l’opera diventa civica: un luogo di incontro tra memoria personale e tensione collettiva.
Alla luce degli ultimi avvenimenti
Il biennio 2024–25 ha visto l’emergere di nuove forme di esclusione algoritmica, il rafforzarsi di confini materiali e simbolici, e una crescente domanda di giustizia poetica. L’artista risponde con un gesto che è insieme intimo e universale: raccoglie frammenti, li assembla, li trasforma in linguaggio. La sua pratica diventa cura, testimonianza, ponte.
In questo contesto, Navigare tra le Forme non è solo un’opera, ma un manifesto visivo per un’arte che interroga, che accoglie, che resiste. È un invito a leggere il mondo non solo con gli occhi, ma con la coscienza.
L’opera “Navigare tra le Forme” si inserisce in un percorso di ricerca avviato dall’artista agli inizi degli anni 2000, incentrato sull’uso del simbolo come alfabeto visivo. Questa pratica non si limita alla decorazione o alla citazione, ma diventa strumento di lettura e interpretazione della società. I simboli, estratti dal quotidiano e rielaborati in chiave poetica, assumono una funzione plurima: critica, propositiva, evocativa.
Le cravatte di carta, ad esempio, non sono solo oggetti riconoscibili, ma diventano segni di un sistema sociale codificato, di ruoli imposti, di una certa estetica del potere. La loro manipolazione—arrotolate, piegate, rese quasi floreali—è un gesto di sovversione gentile, una riscrittura del simbolo. La barchetta, invece, richiama l’infanzia, il viaggio, la possibilità di un altrove. È il simbolo del sogno che resiste, che galleggia tra le strutture.
Questa grammatica simbolica, costruita nel tempo, permette all’artista di coinvolgere lo spettatore in una ricerca poetica condivisa. Ogni elemento non è solo da osservare, ma da decifrare, da interrogare. Il tono può variare: a volte è ironico, altre è lirico, altre ancora è un invito all’analisi. Ma sempre, dietro la forma, c’è un pensiero che si offre, che si apre al dialogo.
In questo senso, “Navigare tra le Forme” non è solo un’opera visiva, ma un testo da leggere, un paesaggio simbolico che riflette la complessità del vivere contemporaneo. È un esempio maturo di come l’arte possa farsi linguaggio, e il linguaggio farsi ponte tra l’individuo e il mondo.
Navigare tra le Forme
2024–25 | Paesaggio simbolico e gesto poetico
L’opera Navigare tra le Forme si inserisce in un percorso di ricerca avviato dall’artista agli inizi degli anni 2000, incentrato sull’uso del simbolo come alfabeto visivo. Non decorazione, non citazione: ma grammatica critica, evocativa, propositiva. I simboli, estratti dal quotidiano e rielaborati in chiave poetica, diventano strumenti di lettura della società.
Le cravatte di carta non sono solo oggetti riconoscibili: sono segni di un sistema codificato, di ruoli imposti, di un’estetica del potere. Arrotolate, piegate, rese quasi floreali, si fanno sovversione gentile. La barchetta, invece, richiama l’infanzia, il viaggio, la possibilità di un altrove. È il sogno che resiste, che galleggia tra le strutture.
Nel biennio 2024–25, questa grammatica simbolica si arricchisce di nuove urgenze. L’opera diventa archivio tattile del presente: frammenti di giornale, mesh plastico, pigmenti accesi. Ogni strato è una voce, ogni cucitura un’interrogazione. La cravatta si apre come fiore del dissenso, la barchetta naviga tra rovine e possibilità. Il collage non è solo composizione, ma testimonianza.
In un tempo segnato da esclusioni algoritmiche, confini rigidi e nuove forme di vulnerabilità, Navigare tra le Forme si offre come paesaggio simbolico e testo da leggere. Il tono varia—ironico, lirico, analitico—ma dietro ogni forma c’è un pensiero che si apre al dialogo. L’opera non si limita a essere vista: chiede di essere decifrata, interrogata, condivisa.
È un esempio maturo di come l’arte possa farsi linguaggio, e il linguaggio farsi ponte. Tra l’individuo e il mondo. Tra il sogno e la struttura. Tra la memoria e il futuro.

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