“Città Residua”, “Strati di Passaggio”, “108x103: Topografia dell’Eccesso”

(intro)

Un’opera, qualsiasi opera nasce dall’eccesso e dalla saturazione dei simboli immagazzinati e decodificati dalla sensibilità, in questo caso "Assemblaggio Metropolitano" è una topografia visiva della città invisibile: quella fatta di scarti, di gesti ripetuti, di sogni trattenuti. Le cravatte di cartone, le barchette che scalano la superficie, le reti che imbrigliano concetti—tutto parla di resistenza e memoria. È una città residua, stratificata, che non chiede di essere capita, ma attraversata.


Città Residua

Lo studio è pieno. Non solo di tele e materiali, ma di tempo stratificato, di gesti che si sono sedimentati, di pensieri che cercano ancora spazio. Assemblaggio Metropolitano nasce da questo eccesso: 108x103 cm di materia urbana, memoria quotidiana, resistenza poetica.

Cravatte di cartone, capsule di caffè, barchette di carta che scalano la superficie come sogni ostinati. Reti che imbrigliano concetti e desideri. Packaging che invade lo spazio visivo con loghi e slogan, contaminando il silenzio con il rumore del consumo. Ogni frammento è un testimone. Ogni strato, un passaggio.

Questa è la mia Città Residua: fatta di ciò che resta, di ciò che non si butta, di ciò che continua a parlare anche quando nessuno ascolta.

Strati di Passaggio

L’opera non si contempla, si attraversa. È una soglia tra il personale e il collettivo, tra il dentro e il fuori. Le barchette di carta, minuscole e fragili, cercano un varco. Le reti trattengono, ma non soffocano. I materiali si sovrappongono come pensieri, come giorni, come cicli.

Ogni elemento è un passaggio: dal gesto al concetto, dalla materia al ricordo. L’opera è un archivio emotivo, una geografia dell’instabilità.

108x103: Topografia dell’Eccesso

Le dimensioni non sono solo fisiche. Sono esistenziali. Assemblaggio Metropolitano è troppo grande per lo studio, troppo denso per essere ignorato. È un gesto di occupazione, una mappa dell’ingombro, una dichiarazione di presenza.

Ridimensionarsi è diventato necessario. Non per sparire, ma per scegliere dove lasciare traccia. L’opera resta come testimonianza di un passaggio, di un momento in cui lo spazio non bastava più, e l’arte ha dovuto espandersi per respirare.


“Ogni frammento è un pezzo di me.
Ogni rete, un pensiero trattenuto (da chi?).
Ogni barchetta, un sogno che insiste.”




Oltre la soglia. 

“I lettori, appena entrati nello spazio creativo—tra materia e memoria, tra gesto e pensiero—sono ospiti graditi, meritevoli di rispetto. Per questo li accompagno passo dopo passo, come si fa con chi si ama.”

Benvenuti in uno studio che non è solo luogo fisico, ma paesaggio interiore. Qui, tra cartone, reti, capsule di caffè e barchette di carta, prende forma Assemblaggio Metropolitano—un’opera che non si lascia contenere, né nello spazio né nel significato.

Questo blog non è una vetrina, ma un diario aperto. Ogni frammento che vedrete è parte di una città residua, fatta di ciò che resta, di ciò che insiste. Ogni parola è un tentativo di attraversare gli strati del quotidiano, di dare voce a ciò che spesso viene ignorato.

Scrivo per chi cerca senso nei dettagli, per chi crede che anche il rifiuto possa diventare reliquia, e che l’eccesso non sia errore, ma testimonianza.

Entrate pure. Mettetevi comodi! Non c’è bisogno di capire tutto. Basta osservare, ascoltare in silenzio


Scheda Tecnica

  • Titolo: Assemblaggio Metropolitano
  • Anno: 2024/25
  • Dimensioni: 108 x 103 cm
  • Supporto: Cartone
  • Tecnica: Intervento con colori acrilici su plasticità assemblata
  • Materiali: Cartone, carta, plastica, tessuto, packaging, capsule di caffè, reti, frammenti di vita quotidiana
  • Autore: Mario Iannino

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