Rosso sui sogni


Mario Iannino – “dentro e fuori le reti” (2025)

Assemblaggio polimaterico su packaging industriale – 54 × 75 cm

"L’opera si colloca tra arte povera, ready-made e collage concettuale. Le barchette sulla rete diventano metafore di esistenze in cerca di rotta, mentre la barca ingabbiata rappresenta chi resta intrappolato nei meccanismi sociali o mediatici. Le cravatte di carta completano il quadro di una società che impone ruoli e direzioni, spesso fragili e fittizi.".

In un tempo in cui la politica sembra aver ibernato l’etica e la morale, “dentro e fuori le reti” di Mario Iannino si erge come un’opera di denuncia visiva e poetica. Un assemblaggio polimaterico che trasforma il packaging di un televisore — simbolo del consumo e della propaganda — in un campo di tensione tra libertà e prigionia, tra apparenza e verità. Al centro, una rete verde a forma di X: croce, trappola, incrocio. Su di essa navigano tre barchette, fragili e incerte, mentre una quarta, la più grande, forse l’ammiraglia della flottiglia dei sogni, resta ingabbiata. È l’immagine dell’individuo, della coscienza collettiva, della volontà popolare soffocata da un potere che si nasconde dietro un voto elettorale carpito con l’inganno.

Dietro le due cravatte di carta — simboli ironici del potere formale, della leadership costruita sull’apparenza — si intravede una scena che lacera lo sguardo: immagini trasmesse durante i lunghi assedi per fame a Gaza. Bambini con recipienti vuoti, mani tese verso una speranza che si chiama sopravvivenza, attendono che qualcuno, un addetto alla cucina da campo?, compi un gesto umano e li riempi. È un frammento di realtà che irrompe nella composizione, un grido silenzioso che attraversa la superficie pittorica e colpisce lo spettatore.

Le pennellate rosse, bianche e blu, i nastri, le texture, i collage: tutto contribuisce a creare un paesaggio visivo stratificato, dove il linguaggio pubblicitario si dissolve in quello artistico, e la superficie diventa ferita, memoria, resistenza.

“La Barca nella Rete, quelle fuori e le cravatte sferzate dall'impeto gestuale del colore” non è solo un assemblaggio, una narrazione che si fa opera d'arte contemporanea: è un atto politico, un gesto etico, una riflessione sulla libertà, sulla rappresentanza, sulla dignità umana. È un invito a guardare oltre la superficie, a rompere le reti invisibili che ci trattengono, a restituire voce a chi è stato ridotto al silenzio.

In un mondo che enfatizza la forza e l’arroganza del potere, quest’opera ci ricorda che l’arte può ancora essere un luogo di verità.


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