Narrazione digitale
Unire, ricucire le ferite e trasformare il dolore delle infedeltà in segni unici non per tentare di riparare i danni ma per renderli testimonianze pregiate. Dolori da cui partire per trovare la Bellezza.
La filosofia giapponese e la tecnica del kintsugi suggerisce come trasformare un danno in azione di forza , unicità e bellezza.
Frammenti di consumo, tracce di memoria
L’opera digitale presentata si configura come un campo
visivo stratificato, dove il quotidiano si frantuma e si ricompone in una
narrazione visiva che sfida la percezione. Triangoli di packaging, simboli del
consumo e della transitorietà, si mescolano a frammenti cromatici che evocano
caos, energia, e trasformazione.
Attraverso una manipolazione digitale che ricorda il gesto
del *kintsugi*, l’artista non tenta di nascondere le crepe del nostro tempo, ma
le evidenzia, le amplifica, le trasforma in segni preziosi. Il riciclo, la
piazza, la vetrina: parole che emergono come reperti, come indizi di una
società che cerca di ricucire le proprie ferite ambientali e culturali.
Questa composizione non è solo un’immagine: è un atto di
cura. Una curatela che invita a leggere il digitale non come superficie, ma
come profondità. Come spazio in cui il frammento diventa racconto, e il danno
diventa bellezza.
L’opera di Mario Iannino si muove tra il reale e l’astratto,
tra il quotidiano e il simbolico. In questa composizione digitale, l’artista
frammenta il visibile per ricomporlo in una narrazione visiva che sfida la
linearità e celebra la complessità. Triangoli di packaging, residui del consumo
urbano, si intrecciano con esplosioni cromatiche e geometrie spezzate, evocando
un paesaggio interiore fatto di rotture e ricostruzioni.
Il riferimento alla filosofia giapponese del *kintsugi* è
sottile ma potente: le crepe non vengono nascoste, ma rese preziose. Le ferite
— personali, sociali, ambientali — diventano segni di forza e unicità. L’opera
non cerca di riparare, ma di testimoniare. Ogni frammento è una parola, ogni
sovrapposizione è una memoria, ogni colore è una possibilità.
Mario Iannino ci invita a guardare il digitale non come
superficie, ma come spazio di cura. Un luogo dove il dolore si trasforma in
bellezza, e dove l’imperfezione diventa linguaggio.
Nota tecnica
L’opera digitale è realizzata attraverso una composizione
stratificata di elementi fotografici e manipolazioni grafiche. I materiali di
partenza — packaging urbano, frammenti testuali, texture cromatiche — vengono
digitalizzati e rielaborati con tecniche di sovrapposizione, distorsione e
frammentazione. Il risultato è una superficie visiva che simula la rottura e la
ricomposizione, evocando la tecnica del *kintsugi* in chiave contemporanea.
La scelta cromatica — dominata da toni caldi e contrastanti
— accentua la tensione tra fragilità e resistenza. Le barche di carta, centrali
nella composizione, sono rese con texture che ricordano la giada frantumata,
cucita digitalmente in un gesto che è al tempo stesso poetico e tecnico.
L’opera è pensata per essere fruita su supporto digitale ad alta risoluzione,
con possibilità di stampa fine art su carta materica.
Mario Iannino è un artista visivo e sperimentatore digitale.
La sua ricerca si muove tra arte concettuale, fotografia urbana e manipolazione
grafica, con un forte interesse per le estetiche della fragilità, della memoria
e della trasformazione. Attraverso l’uso di tecnologie digitali, Iannino
esplora il confine tra reale e virtuale, tra oggetto e simbolo, tra ferita e
bellezza.
Le sue opere sono spesso costruite come narrazioni visive
stratificate, dove il quotidiano viene decostruito e ricomposto in chiave
poetica. Iannino ha esposto in spazi indipendenti e collettive, e collabora con
curatori e designer per progetti che uniscono arte, ambiente e identità.
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