Parola negata, Voce trafitta

 





La lingua, simbolo di espressione, è qui recisa.
Non per errore, ma per volontà.
Un gesto cruento, dettato dalla rabbia, che diventa forma e denuncia.

La massa rossa, plastica e pulsante, è la lingua dell’essere umano:
organo del pensiero, della verità, del dissenso.
Le forbici, conficcate con violenza, sono il gesto della delazione gratuita,
della parola negata, del silenzio imposto.

Viviamo in una società dove la parola libera è spesso scomoda.
Dove chi parla con sincerità viene isolato, deriso, delegittimato.
La delazione non cerca verità: cerca dominio.
Taglia la lingua non per correggere, ma per zittire.

Questa opera non è solo una reazione: è una testimonianza.
È il grido di chi ha subito, ma non si è piegato.
È la materia che parla quando la voce è negata.
È l’arte che resiste, anche quando il mondo preferisce il pettegolezzo alla verità.

“Parola negata” è un monito.
Un invito a riconoscere la violenza sottile che si nasconde dietro il giudizio gratuito.
Un atto di dignità, scolpito nella carne della materia.


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