Nei microcosmi, dentro e fuori
“Dentro e fuori: causa ed effetti”, dal vissuto, come un filo che cuce materia e memoria:
A volte basta un oggetto comune, un gesto quotidiano, per raccontare una storia universale.
Un dentifricio spremuto, una superficie sporca, frammenti di confezioni strappate: non è solo disordine, è traccia. È ciò che resta quando l’apparenza cede il passo alla verità.
Dentro: il vissuto, la vulnerabilità, le intenzioni pure.
Fuori: il giudizio, la distorsione, le voci che non cercano comprensione ma condanna.
La delazione è una lama sottile: non colpisce il corpo, ma l’immagine.
E chi la subisce spesso tace, per dignità, per non alimentare il veleno.
Ma il silenzio, se non è accompagnato da testimonianza, rischia di diventare complice involontario.
Ho scelto di dare voce e fare parlare la materia per dire della pochezza di chi alimenta le malelingue.
Ho scolpito il disgusto, dato forma all’indignazione.
“Io vedo, io sento, io non accetto.”
E l'ho fatto senza rancore, senza vendetta, ma con la forza di chi trasforma il dolore in pensiero.
Questa scultura-assemblaggio non è denuncia: è rivelazione.
È il segno che l’arte può ancora essere voce, non solo ornamento.
Che la verità, anche se incrinata, può essere ricomposta.
Che “nessciun è fesso”, come dicono a Napoli, ma molti fingono di non vedere.
E allora, che resti questa riflessione:
che il rispetto non si mendica, si merita.
Che la dignità non si difende con urla, ma con gesti.
Che l’arte, quando nasce dal vero, è sempre più forte delle malelingue.