La versione del Prof. V. Politano

Integrazione al saggio del prof. V. Politano. Critico d’immagine e teorico delle arti visive contemporanee

Dal ready-made al remix visivo: genealogie del frammento e semiotiche urbane nell’opera di Mario Iannino

Prof. Vittorio Politano

Critico d’immagine e teorico delle arti visive contemporanee

 

1. Introduzione: estetiche della soglia

L’opera visiva di Mario Iannino si colloca in una soglia fertile tra le genealogie dell’avanguardia e le estetiche ipermoderne del frammento. In un contesto in cui l’immagine è divenuta ambiente – flusso, rumore, sovraccarico visivo – la sua pratica artistica si propone come atto di resistenza e interrogazione. Il cartone, materiale fragile e transitorio, assurge a supporto privilegiato: non solo superficie ma campo semantico, substrato di iscrizioni urbane, archivio residuale del presente.

La sua ricercanon si esaurisce nell’uso di materiali poveri, ma si configura come una semiotica critica dell’instabilità, in cui ogni traccia, ogni slogan, ogni brand diventa sintomo di un discorso più ampio sulla condizione dell’immagine nell’epoca postmediale.


2. Dal ready-made alla riattivazione del residuo

Il riferimento a Marcel Duchamp e al gesto del ready-made non è solo un omaggio, ma una riattivazione critica. Se Duchamp sospendeva la funzione dell’oggetto per innalzarlo a “cosa estetica”, Iannino, invece, rilancia il valore semiotico dell’oggetto degradato, lavorando non sul suo isolamento, bensì sulla sua stratificazione. Il cartone, elemento urbano residuale, entra nell’opera non come provocazione concettuale, ma come traccia reale: porzione di spazio urbano, documento di una circolazione, resto di un’iconosfera.

Non si tratta di sottrarre l’oggetto al mondo, ma di restituirlo trasformato, carico di una nuova intensità significante. La funzione è sospesa non per nobilitazione, ma per riappropriazione semiotica: l’oggetto industriale viene reinserito in un circuito simbolico che ne espone l’ambiguità, il fallimento, la saturazione.


3. Collage, montaggio e rottura delle gerarchie

La pratica visiva di Iannino si articola nella logica del collage e dell’assemblaggio, ma in una modalità post-disciplinare. L’opera non è costruita per somma o addizione, bensì per la collisione di segni. La superficie si presenta come un campo in tensione, in cui scritte, loghi, slogan, segni manuali e macchie cromatiche convivono senza gerarchie. In questo, la grammatica visiva si avvicina al linguaggio urbano: la città non parla, stratifica.

Come già nei collage cubisti di Picasso e Braque, e nelle composizioni di Kurt Schwitters, il frammento perde l’autonomia e diventa parte di un codice più ampio. Ma in Iannino il frammento urbano è già testuale: non solo immagine, ma linguaggio visivo già codificato (pubblicitario, digitale, commerciale). L’artista opera come decostruttore e ricombinatore, rimontando i segni nel tentativo di disattivarne l’ideologia sottostante.


4. Dalla Pop Art al post-consumo: l’icona rovesciata

Il rapporto con la Pop Art di Warhol e Rauschenberg è, in questo contesto, ambivalente. Come loro, Iannino attinge alle immagini del consumo, ai loghi, ai brand. Ma a differenza della fascinazione warholiana per l’icona, qui l’icona è degradata, residuale, fallimentare. Il brand è già scaduto, lo slogan è già stanco, il packaging è rifiuto.

L’opera non celebra la superficie liscia del capitalismo visivo, ma ne mostra le pieghe, le scorie. In questo senso, si colloca in una traiettoria post-pop e postmoderna, più vicina alla critica del simulacro teorizzata da Jean Baudrillard: il segno non rinvia più a un referente, bensì a un altro segno. L’opera di Iannino non cerca l’autenticità, ma interroga la proliferazione autoreferenziale del codice visivo urbano.


5. L’arte povera dell’instabile: una materia urbana

Il richiamo all’Arte Povera è evidente nella scelta dei materiali e nell’attenzione alla dimensione effimera, ma va precisato che in Iannino manca il residuo mitico-naturalista presente in artisti come Merz o Penone. Qui la materia povera è materia urbana: il cartone non è ritorno all’origine, ma esposizione della condizione metropolitana, spazio di passaggio, di abbandono, di precarietà.

Come nelle pratiche di Kounellis, Boetti, Pistoletto, si rinuncia alla permanenza dell’opera in favore della sua apertura semantica. Il cartone si presenta come dispositivo vulnerabile, corpo esposto, archivio mobile. La città, in questa visione, non è solo contesto, ma testo: un libro discontinuo scritto da molteplici autori inconsapevoli.


6. Il remix visivo come metodo critico

La scritta “What else? some alts?”, presente in molte delle opere su cartone di Iannino, agisce come elemento metatestuale: un enunciato pubblicitario alterato, ironico e ambiguo, che funge da chiave di lettura. Il linguaggio pubblicitario, virale e digitale viene qui remixato, deformato e privato del suo potere persuasivo. L’interrogazione rimane sospesa, senza oggetto né risposta. Il “what else” non rimanda più al piacere del consumo, bensì a un vuoto di senso.

L’opera funziona allora come remix critico: pratica di montaggio, ma anche di sabotaggio simbolico. Iannino non crea nuove immagini, ma ricompone frammenti già saturi, esponendoli a nuove letture. In questo, la sua pratica si avvicina alla postproduzione, come definita da Nicolas Bourriaud: un’arte che lavora sull’esistente, che riutilizza, contamina e risemantizza.


7. Dispositivo semiotico e valore antropologico

Il lavoro di Iannino assume anche una forte valenza semiotica e antropologica. Ogni opera è un tentativo di leggere la città come sistema di segni in crisi, come archivio instabile e mutevole. In questo senso, si può leggere il suo percorso attraverso lenti teoriche multiple:

  • Con Benjamin, per cui il frammento è testimonianza della totalità perduta, e il recupero materiale è anche recupero di una memoria.
  • Con Barthes, che nelle Mitologie svela le costruzioni ideologiche dietro i segni del quotidiano.
  • Con Baudrillard, che interpreta l’epoca contemporanea come il dominio del simulacro.
  • Con Eco, che nella dialettica tra apocalittici e integrati individua le tensioni della cultura visiva tra consumo e critica.

Il cartone, in questa prospettiva, diventa testo: superficie di iscrizione dei conflitti simbolici, supporto effimero ma carico di senso. L’arte non è solo estetica della forma, ma critica della cultura, indagine sui modi in cui la società produce, consuma e ricicla i propri segni.


8. Conclusione: una semiotica dell’instabilità

L’opera di Mario Iannino non si limita a rappresentare la città: la disvela come sistema simbolico, spazio performativo e archivio di tracce. La sua pratica visiva è al tempo stesso gesto archeologico e attitudine contemporanea: scavare tra i residui, ricomporre i frammenti, disinnescare i codici.

Nel passaggio dal ready-made duchampiano al remix visivo post-digitale, si consuma una profonda mutazione: non più l’oggetto “trovato”, ma il segno reimpiegato; non più la provocazione concettuale, ma il dispositivo critico.

In un’epoca in cui l’immagine è dappertutto e il senso rischia di evaporare, l’opera di Iannino riattiva la possibilità di uno sguardo critico, di una lettura stratificata, di un pensiero visivo capace di cogliere la complessità urbana non come caos, ma come campo di tensione simbolica.


Bibliografia essenziale

1.    Benjamin, Walter. Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit. Frankfurt: Suhrkamp, 1936.

2.    Barthes, Roland. Mythologies. Paris: Seuil, 1957.

3.    Baudrillard, Jean. Simulacres et Simulation. Paris: Galilée, 1981.

4.    Eco, Umberto. Apocalittici e integrati. Milano: Bompiani, 1964.

5.    Bourriaud, Nicolas. Postproduction. New York: Lukas & Sternberg, 2002.

6.    Celant, Germano. Arte Povera. Milano: Mazzotta, 1967.

7.    Groys, Boris. Art Power. Cambridge, MA: MIT Press, 2008.

8.    Didi-Huberman, Georges. L’immagine insepolta. Torino: Bollati Boringhieri, 2006.

Prof. Vittorio Politano

Critico dell’immagine, teorico delle arti visive contemporanee

Docente e autore di saggi su estetica, semiotica e nuove visualità

Catanzaro,  Dicembre 2025

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