Fare arte in provincia

Pagare o essere pagati per fare cultura?

Quando si dà più importanza al prodotto finito, qualunque esso sia, se inteso come oggetto pragmatico e tesaurizzante, in base alle teorie mercantili correnti, piuttosto che mezzo e messaggero culturale propositivo di poetiche espressive che volano libere sulle sovrastrutture mentali dominanti, la risposta è semplice; in ossequio alla teoria consumistica e al guadagno economico immediato, chi vuole una vetrina per esporre il lavoro deve pagare se non è in una scuderia tra gli eletti, citati e foraggiati dal sistema mercantile, fieristico e anche museale.


Per esporre poetiche, l'artista deve pagare e sottomettersi al sistema. Altrimenti rimane isolato!
Questa è l'amara realtà. Altro che cultura!
La nostra è una cultura affidata da e per una classe dirigente mediocre. Buona solo a imbastire trame e innalzare gli amici e i grandi elettori che tornano sempre utili al momento opportuno.

La cultura è un bonus da spendere. Una coccarda da attaccare sulle arcate di determinati salotti pubblici e privati. Il prodotto “culturale” è business. “sorprende e meraviglia la sua ingenuità. Il suo impegno ... L'amore per l'arte...”. Mi scrisse un signore che dirige un prestigioso museo. “mi mandi un progetto e alleghi il curriculum. Se è d'accordo la inserisco in esposizioni parallele...”.

La cultura non paga? Certo che sì!

Appaga e alimenta i saperi. Rende curiosi e vogliosi di nuove conoscenze.

L'altro giorno un carissimo amico mi ha mandato un messaggio con una foto in cui un omone, una enorme palla di grasso di chissà quanti quintali stava in sella ad un purosangue. “quando hai una brutta giornata pensa a questo cavallo” c'era scritto... Beh, essere pazienti, sapere aspettare. E nel frattempo lavorare. Continuare nella ricerca. Misurarsi con la materia fino a trasformarla in messaggio in base ai canoni conosciuti e non poterla proporre attraverso i canali pubblici, allora la misura è colma, si deve reagire. Si deve dire basta alla protervia e alla massa di ignoranti che determinano le azioni e il verbo poetico. Stop alle malelingue e ai ciechi che credono ai fantasiosi racconti.

Una classe dirigente che si rispetti va oltre. Non lascia che i pidocchi si attacchino ai loro orecchi. Guarda ai fatti. Al lavoro di chi si propone. E separa, nettamente, falsità e verità.
Razionalmente, giacché dotati di teste pensanti, quanti sono preposti a governare la cosa pubblica devono avere il coraggio di volare alto; porre correttivi laddove necessitano.

O forse ritengono che sia inutile? Che il confronto non serva? Ma no! Non è così.
Sono in attesa. Qualcuno mi ha detto che vuole fortemente valorizzare gli artisti locali... quelli che meritano. Vuoi vedere che io sono tra quelli che … non meritano? ok. Parliamone.


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