Opere storiche, 1988
Ogni volta che ho a che fare con fichi d'india, al supermercato per il consumo domestico o siano esse piante ai margini delle strade o abbarbicate sulle rocce con le “palette” cariche dei gustosi frutti protetti dalle spine, l'assioma tra l'essere calabrese nell'essenza aspra e intima del termine è immediato.
I nutrizionisti asseriscono scientificamente che è un frutto “buono” per l'organismo e, personalmente, aggiungo non solo dal punto di vista organolettico.
La pianta, una cactacea ricoperta da aculei che si adatta benissimo ai terreni aridi, è, nell'insieme, armoniosamente generosa. E quando tra le spine si affacciano i primi germogli floreali alle sommità rimane solo d'aspettare. I frutti carnosi arrivano puntuali ma devono essere saputi cogliere. Anche sbucciarli è un'arte come pure godere della polpa e dei semi.
È, insomma, un alimento complesso! Come complesso è il carattere di chi nasce e vive in Calabria.
part. t.m. su cartone mis. 80x100cm, anno 1988 |