Un po' di storia dell'arte
Da una lezione frontale della mia precedente vita da Docente ad Arcavacata tra gli allievi del corso di laurea in scienze della formazione primaria dell'Università della Calabria.
Il ruolo dell’arte nella formazione culturale dei popoli
correva l'anno |
Le
poetiche visive non si concretizzano per abbellire anonime pareti
bensì per un’intima esigenza.
L’azione
creativa nasce dal gioco. Un gioco non competitivo e conflittuale ma
propositivo in cui la finzione visiva è sospesa in un’area
fantastica e rimane lì, entro i confini giocosi dell’invenzione, a
suggerire percorsi mentali dinamici e realizzare luoghi gratuiti in
cui rifugiarsi, riflettere. Riflettere sulla vera essenza dell’uomo,
analizzarne i controsensi; rileggere percorsi assodati, superare
freni inibitori e dogmi comandati dalle culture dominanti; valutare
il tutto in assenza d’indicazioni prestabilite così da aggiungere
nuovi strumenti all'insegna della pura creazione.
La
sospensione temporale, l’assenza di regole e la libertà d’azione
pongono la mente in stato di quiete e convogliano le energie verso
attività ri/creative. La ri/creazione fatta per puro diletto,
quindi, lontana da coercizioni o volontà conflittuali indirizzate a
primeggiare, è magia; punto d’incontro con le forze vitali
universali.
In
virtù di ciò la trasmissione giocosa di competenze pittoriche deve
avvenire lentamente “senza regole” per il puro piacere del fare
specie se si ha la presunzione di voler insegnare ai bambini le
tecniche pittoriche. Davanti ai bambini dobbiamo sempre tenere bene
in mente che l’azione ludica non scaturisce dalla necessità
funzionale di cosa sarà o a chi servirà il manufatto ma dall'esigenza creativa intrinseca dell’uomo che unisce
sensibilità e estro fabulatorio.
Anche
per gli adulti, il gioco pittorico, privo di regole, ha il fine
gratuito della soddisfazione intellettuale. La stessa gioiosa
soddisfazione dei bambini alle prese con i castelli di sabbia.
E
gli Artisti sono eterni bambini, sempre pronti a ricominciare;
disincantati e fortificati dagli ostacoli eretti dall’orda
barbarica incontrata nel corso degli anni.
Tra
gli eterni bambini:
Alfred
Wallis (Devonport, 1855; Madron, 1942) cominciò a dipingere dopo
i sessant'anni. Era, se proprio dobbiamo dargli una collocazione
artistica, un pittore naif. I suoi disegni infantili, privi di
effetti ottici quali la prospettiva, quindi i punti di fuga, la
dissolvenza e le tecniche accademiche o di mestiere acquisito, erano
eseguiti su cartoni irregolari, maltagliati, di cui s’intravedeva
il colore bruno del cartone come fondo del quadro con l’aggiunta di
pallidi toni blu, verde, bianco e nero. Non ritraeva dal vivo ma
traeva dalla memoria parti della sua vita come le ricordava. I suoi
soggetti preferiti erano le coste, i porti e le barche; vale a dire
la sua vita da pescatore, mestiere che praticò fino ai sessant'anni,
appunto.
Prima
di lui, tra gli anni cinquanta e sessanta Jean Tinguely
(Friburgo, 1925; Berna, 1991), pittore svizzero, recupera oggetti e
assembla strane macchine semoventi. Gli assemblaggi in movimento
emettono suoni, luci e rumori secondo la teoria di base che la luce e
il movimento possono creare un’opera d’arte.
Poco
importano le proporzioni e il lessico formale della figurazione
canonica agli eterni bambini, simmetrie e altre teorie della
figurazione. Per loro il segno deve “narrare” episodi di vita
noti; descrivere il conosciuto secondo canoni elementari propri delle
realtà “infantili”. E, a proposito, ricordiamo anche Jean
Dubuffet, protagonista dell’arte informale degli anni quaranta, che
smise di dipingere per andare alla ricerca di quella che definì art
brut (arte rozza). Espressione poetica delle persone lontane dagli
schemi convenzionali dei linguaggi artistici che esprimevano e
esprimono con modi strani e originali il loro sentire perché privi
di condizionamenti sociali e culturali fuorvianti.
Non
sottacendo i valori della conoscenza accademica di cui i libri sono
pieni.
La
conoscenza, estrinsecata dall'abilità manuale e disciplinata dai
saperi acquisiti, aiuta agevolmente ad esporre e recepire la sintesi
verbale mediante la combinazione dei segni grafici suggeriti dall'osservazione analitica ambientale. Cézanne, a tal proposito,
semplificava i soggetti e li accomunava con le geometrie dei solidi
per costruire lo spazio pittorico con rigorosa vocazione
architettonica.
mario
iannino