omaggio alla lentezza
tra i resti della magna graecia |
può provocare incomprensioni specialmente tra quanti sono abituati ai ritmi del mordi e fuggi contemporaneo.
La velocità condiziona ogni azione
umana già dal mattino. Nel rapporto col proprio corpo, in bagno. Con
la prima colazione, consumata in piedi in cucina o al bar sotto casa.
Nei rapporti quotidiani in famiglia, ufficio e per strada.
Questo nostro nuovo modello di vita ha
dimenticato l'orologio interno della conoscenza. Ha condizionato i
saperi intuitivi. Disconosce l'importanza della lentezza consapevole
del fare, che spinge all'azione dopo avere accuratamente osservato e
immagazzinato ogni nuovo particolare.
I ritmi lenti della natura racchiudono
in un unicum contemplativo i gusti della filosofia del vivere
riflessivo. L'inconsueto pone interrogativi che devono essere
obbligatoriamente sondati, chiariti!
Contemplare le novità esplorarle,
farle proprie e, infine, immagazzinarle dentro di sé a contatto col
proprio io, le rendono familiari.
Il fare attento davanti al nuovo, porsi
nell'atteggiamento dell'osservatore riflessivo, ovviamente, può
ingenerare fraintendimenti che sfociano o sfiorano pensieri cattivi
nei più.
Come biasimare, d'altronde, l'uomo
stizzito che tira via la propria donna (bella o brutta, di classe e
no, che si esprime con un linguaggio appropriato o secondo gli usi e
i costumi tradizionali) capitata davanti allo sguardo indagatore
sconosciuto?
Ecco il maschio dominante ribellarsi
prima ancora di comprendere che nessuno tenta di minare la sua
supremazia e, forse, contestualmente, la donna arrossire perché
sente di essere osservata.
Di sicuro, il loro atteggiamento
sarebbe diverso se sapessero che nelle intenzioni dell'osservatore
non c'è niente di quanto loro immaginano.
A questo portano le sovrastrutture
mentali alimentate e montate dalla disconoscenza.
Esclusi questi due soggetti, frutto
della diseducazione, il resto del creato non reagisce così; anzi
espleta, nella totale libertà, le funzioni contemplative.
Quindi, osserviamo con occhi nuovi il
mondo: c'è sempre da apprendere.