a suffragio dell'esistente

polimaterico, 1999
Contaminazioni linguistiche e concettuali a suffragio dell'esistente.

Qual'è il confine tra opera d'arte e oggetto estetico? E come si cataloga il fare giocoso dell'uomo?
Quanti si occupano di storia degli stili, senz'altro, non faranno fatica a dare una risposta secca; anche chi fa "arte" potrebbe dare una definizione personale di ciò che intende per creazione artistica; ma, partendo dal presupposto che quanto attiene alla gestualità creativa è, principalmente, dialogo intimista, rivisitazione estetica e intellettuale dell'esistente da parte di quanti giocano con la figurazione tout court, è interessante capire, non tanto le intenzioni iniziali del gioco ma fin dove il giocatore intende spingere l'azione.
La sperimentazione è gioco plurale. Contaminazione, audaci azzardi, accoppiamenti materici, grafici, alfanumerici. È la commistione di segni e oggetti appartenenti a lessici che vivono di vita propria, regolamentati da sintassi precise che inseriti in un contesto inusuale, quale la pittura o la fotografia, producono alchimie linguistiche accattivanti. La nuova visione, scaturita, è arricchita da poetiche condivise che rimandano ad assonanze e citazioni arcaiche.
Le componenti alfanumeriche, caricate di fresche valenze espressive e estrapolate dall'usuale compito, conferiscono all'area trattata connotazioni camaleontiche: numeri e lettere espandono o comprimono spazi che la razionalità concettuale solitamente assegna a ben altri elementi figurali e, di volta in volta, suggeriscono, associano, sviluppano, trasformano l'immediata realtà visiva di chi si presta al gioco pronto alle novità dialoganti.
Lo strappo, il buco dove s'infila e scorre la visione, suscita curiosità, presta il fianco a disquisizioni plausibili, associa pensieri, filosofie di vita e correnti artistiche.
I segni, suggeriti dalla natura e rivisitati dall'uomo vestono poliedrici panni che dismettono o rinnovano all'occorrenza; assecondano la verve di quanti, attori o spettatori, giocano con i significati, si lasciano catturare dalle connotazioni volumetriche, cromatiche e linguistiche.
Per il momento lascio agli altri il cruccio di chiarire ed etichettare, inserire, citando stili e artisti, il fare ri/creativo nella sfera delle umane attività.
Senz'altro, al fare deturpante di certa “arte” travestita da “concettuale” dai signori tesaurizzatori del mercato dell'arte, preferisco la contaminazione spaziale dei nuovi media ai totem giganteschi ancorati in luoghi inverosimili. L'impatto del primo è irruento ma indolore, provocatorio e propositivo, nello stesso tempo. Insomma, la rivisitazione multimediale riesce a ottenere molteplici reazioni e sprona la pluralità d'intenti di quanti amano l'ambiente, anzi funge da incentivo al rispetto del carattere storico, sacro o profano dei luoghi. Non è la stessa cosa con le installazioni esagerate nelle misure e improbabili in quanto a contestualità discorsiva e storica. La genialità non ha peso specifico e non si determina in quintali o tonnellate e neanche in strabilianti ciclopiche impalcature suffragate e imposte dalle lobby. La proposizione artistica che suffraga il decollo di un territorio è ben altro!
Mario Iannino, 23 luglio 2009
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